Stefano Lo Cicero

VINCENZO PRESTIGIACOMO

Giornalista

Mediterraneità piena di luce

Stefano Lo Cicero, artista dalle molte sfaccettature che infonde forti emozioni.

In casa di un collezionista d’arte contemporanea abbiamo potuto apprezzare alcune opere di Stefano lo Cicero, artista dalle molte sfaccettature capace di svelarci i caratteri di una mediterraneità piena di luce e amore. Lo Cicero le bellezze naturali della vita le ha apprezzate guardando la sua “Vergine Maria” all’Addaura di Palermo, un luogo ricco di fascino e di storia.
Nella scultura l’artista crea forme in una costante ricerca di libertà espressiva. Si cimenta con materiali duri come marmi e pietre che trasmettono messaggi concreti e forti emozioni. E un’emozione forte prova Lo Cicero nell’accarezzare il marmo levigato che la luminosità e la delicatezza di una pelle simile alla seta.
La Sicilia che Lo Cicero porta nel cuore e che ha espresso nelle sue opere è quella costituita sui valori più pregnanti del nostro popolo: la solidarietà, l’accoglienza, la capacità a comprendere l’altro, le tradizioni. Il linguaggio scultoreo di Lo Cicero esalta le possibilità creative della materia, in rapporto alla luce, con una chiara consapevolezza del significato volumetrico e spaziale della sua creatura, che si carica di una forza espressiva e di una propria aggressività nello spazio.
Nel 1992 ha scritto Gesualdo Bufalino: “Lo Cicero sorprende con le sue opere scultoree, suscitando in me meraviglia e stupore per quelle creature magmatiche che scaturiscono da un vulcano in perenne eruzione fra argille, mescole di segreta natura, arenarie e marmi di locale estrazione, pietre e macigni che il mare gli riversa nella proda vicina. Alacremente l'artista lavora sull'etimo di variegate forme, su masse non sempre immediatamente traducibili, che dimostrano ed evidenziano perizia creativa, slanci figurali, enigmi di un'anima in fermento; ogni atto estetico, è sempre proteso verso una luce nuova, propiziatrice di vita e gusto mediterraneo”.
Lo Cicero sfrutta la venature del rosso e valorizza la scabra natura della pietra di Comiso. E sul marmo liscio, con arnesi come la subbia e la gradina, il maestro, con abili mani, crea dei contrasti suggestivi scavando oltre la superficie e imprimendo grezze trame variegate sui solchi. L’artista, in una sua opera, “Avvolgenze paradigmatiche” ha il gusto del bozzetto che ricorda le sculture di Medardo Rosso.
Lo Cicero è padrone anche dei colori e mette in primo piano le figure femminili. Dice la storica dell’arte Liliana Soresi: “La linea, nel colore scava significati nascosti riportandoli a gestire in un loro spazio connettivo e germinante – fatto di interazioni osmotiche, coagulanti – i fantasmi creativi dell’artista. Le raffigurazioni, per la maggior parte femminili, avvolte in un alone di mistero, segnano la scia di un racconto evocativo lirico e avvincente, dove i parametri dell’intuizione creano sviluppi di energie estrinsecative, che nella loro icasticità composita e formale, vibrano di stupore infinito”.
Questa sorta di realismo contornato da aspetti surreali, nei dettagli e nelle argomentazioni, fa ricordare Chagall, ma con un colore più filtrato nelle sue scansioni aggreganti e modulate. Il pittore lavora con i colori come il poeta con le parole. E Lo Cicero mostra di saperci fare anche come compositore di versi.
Da: Quotidiano "La Sicilia" – Catania, 29 novembre 2012