Stefano Lo Cicero

PIETRO MAZZAMUTO

Scrittore, Critico Letterario

Tra reviviscenza e prodigio

L’opera di Stefano Lo Cicero è operativamente e strutturalmente enciclopedica, se egli è stato ed è contemporaneamente pittore, scultore e poeta, il che ci riporta alla molteplicità vocazionale e operativa dei nostri umanisti e rinascimentali, il cui prototipo, dopo L.B. Alberti e Leonardo da Vinci, è senz’altro Michelangelo scultore, pittore e poeta, ma ci riporta pure, per un discorso più contemporaneo, a quella sintesi dialettica di tutte le forme d’arte ben intuita da Benedetto Croce nel 1936 (vedi il libro La poesia), se ebbe a dichiarare che quando un risultato fantastico è tutto positivo non è né musica, né pittura, né lirica, né narrativa, ma tutte queste forme assieme, dialetticamente e perfettamente fuse.
Questo vuol dire che tra le forme d’arte restituite da Lo Cicero con un’affinità profonda, come se fosse un solo risultato, com’è vero che in esse s’impegna, soffre e vive, opera e si esprime sempre la stessa anima, ma questo può apparire ovvio, se è vero pure che egli compie il miracolo di servirsi della stessa poetica nell’intuire gli esiti della sua multiforme creazione, ma non è più ovvio e diviene quasi prodigioso che egli infonda la stessa anima in tecniche espressive diverse, giungendo a un denominatore comune che non può non essere storico, non può cioè non rimandare al nostro tempo e soprattutto al secondo Novecento che è stato caratterizzato quasi per intero da reviviscenze di esperienze letterarie e artistiche già compiute come neo-ermetismo, neo-sperimentalismo, neo-avanguardia, neo-romanticismo, neo-rea-lismo, ecc.).
Quella di Lo Cicero a me pare una ben riuscita reviviscenza di impressionismo e simbolismo (per non dire surrealismo) se non gli manca mai la condizione per così dire anatomica della figura, il che rinvia all’impianto individualistico di un Manet, ma non gli basta, non basta alla sua esigenza interpretativa del reale, da affidare al simbolo, al sogno, a qualcosa di indefinito e indeterminato, com’è oggi l’universo fisico e antropologico, un universo carico di mistero e di sofferenza, di cui egli si fa carico e cui sembra persino dare uno slancio, sia pure adombrato d’utopia e di speranza.
Da: Presentazione in Monografia “Rapsodie dell’anima” per Antologica, “Palazzo Branciforte” – Palermo, marzo 2005

Stralcio

…Nella poetica di Stefano Lo Cicero si avverte l’impellente necessità di cogliere, nella quotidiana storia dell’esistenza umana, gli aspetti più suggestivi che sono ancorati nel tumulto dei sentimenti. La tematica scorre sul filo di versi lucidi, caratterizzati da uno stile che si inserisce nella già consolidata tradizione letteraria della poesia dialettale siciliana del secondo Novecento.
Da: Motivazione per “Cuda di dragu” al “Premio Internazionale di poesia Città di Marineo” – Marineo (PA), settembre 1999

Stralcio

…Il ritmo lirico di Stefano Lo Cicero è decisamente simbolico e metaforico sino agli estremi di un ermetismo sano e fecondo, perché tutto il suo paesaggio tematico, fatto di assenze, di attese e di trame esistenziali e storiche, spicca come strumento di verità e di sapienza coscienziale, ma si impone sul piano letterario per la straordinaria fluidità stilistica e per l’ottimo montaggio della struttura…
Da: Motivazione per “Spiragghi di lustru” al “Premio Internazionale di poesia Città di Marineo" - Marineo (PA), settembre 1996