Stefano Lo Cicero

GIORGIO FALOSSI

Giornalista, Scrittore


Presentiamo un artista importante: Stefano Lo Cicero

Caratteristica di questo artista: le cromostrutture. Indipendentemente dalla tecnica, queste opere nascono su una superficie liscia che poi si ispessisce in forma solidificata di emozioni, figure e simboli. Sono evocazioni metafisiche ove realtà e fantasia si intrecciano in un variare di contesti, di posizioni, di linguaggi e naturalmente di messaggi provenienti dal suo inconscio, dalla voglia di distinguersi in chiave emblematica.
Emergono da queste visioni, carnosi volti femminili, dualità e proiezioni, muscoli scattanti che conferiscono alle opere la forza del bassorilievo, l’ascesa verso la scultura.
Su questo, su tutto questo si inserisce il colore. Il colore assorbe il mondo di Stefano Lo Cicero per entrare nei meccanismi della persuasione ed ha il compito di seguire le ombre e le luci, i vestiti e i capelli delle figure e di innalzare le emozioni a forza materica.
Le forme costituiscono la parte da cui sorgerà il pensiero stesso in continua mutazione che, accogliendo febbrili forze interne, riuscirà a vivificare la materia come valido sostegno espressivo.
Chiarori luminosi e palpabili penetrano a dar vita ad espressioni extra-temporali, a gruppi di maternità, a visi bifronti, composti di marmi e di resine che fluttuano in un eterno movimento di attrazione e ricomposizione sino all’individuazione del momento riconoscibile come inno, come esplosione che esalta e glorifica.
Stefano Lo Cicero, pittore e poeta: l’artista si pone per una lettura di stagioni di crescita che richiedono ricerca, abilità, amore sino alla spregiudicatezza.
Stefano Lo Cicero, scultore ed incisore: un verista, un artista colto e di vivace fantasia, nel senso che produce questa sua fantasia a disposizione di una realtà fatta di pensiero, proveniente da un substrato di certezze che solo i veri artisti possono avere e su cui possono contare.
Vi è in lui una forza continua che gli consente di creare forme e ritmi nuovi o diversi, di osservare organismi compositivi che fluttuano in uno spazio che denota la conoscenza dei materiali per nuove opere, dal marmo allo stucco, dal cemento alla pietra, ad altri materiali composti che sono espressione e trasporto verso i nuovi concetti dell’arte contemporanea.
Da: Intervista – Palermo, settembre 2006

Tra realismo e surrealismo

Le figure e soprattutto i volti, spesso femminili, che dominano nella pittura di Lo Cicero si uniscono e si compongono in spazi apparentemente ambigui con continuità di impaginato.
Stefano Lo Cicero dipinge prevalentemente un figurativo opposto alla puntualizzazione accademica; la concisione del tratto e l’essenzialità espressiva imprimono un carattere ragionato del rappresentato nel rapporto esistente tra l’immagine evocata e la sensazione di una verità recepita. Non una figura per se stessa, ma la ricerca di interiorità che si esprime nel concepimento di maternità o di scene di vita quotidiana. Ad esempio, “La ragazza con girasoli” è una rappresentazione di grande effetto comunicativo per quel volto incorniciato dai lunghi capelli ove brillano occhi fortemente espressivi, in un cromatismo carico di frammenti che sollecitano la luce a rifrangersi esaltando ogni parte dell’opera pittorica.
La profondità prospettica che l’artista riesce ad esprimere ci rende familiare il mondo contadino. Ritmicamente – come in una lenta soggettiva cinematografica – il fascio di corolle dei girasoli nel loro giallo inebriante, le case con il tetto dalle tegole rosse e le finestre chiuse, il muretto in pietra e il ficodindia accanto, fatalmente… ci portano in Sicilia.
Un profondo silenzio avvolge l’ambiente; il sole s’indovina a rosseggiare e la natura trattiene tutta la sua prorompente vitalità; gli occhi della fanciulla prendono la forma dei girasoli; le mani ampie sorreggono il verde delle foglie con la stessa effusione e gentilezza di una maternità e tutto, nell’opera di Lo Cicero, diventa dolce stordimento.
Muovendo da un realismo di sapore antico e drammatico incentrato sulla condizione umana della sua terra, rappresentata con colori caldi e materici, Stefano Lo Cicero ha maturato un’evoluzione pittorica che lo ha condotto ad essere espressione efficace dei temi trattati e felicemente risolti.
Tenendo sempre presente l'umano come mobile filo di tutta la sua produzione, l'Artista è passato infatti da una esplorazione di matrice realistica, benché carica di una intensa forza emotiva raffigurante, ad una espressione di carattere più spirituale.
In questa transizione evolutiva, le figure che animavano le prime tele sembrano scivolare delicatamente da un margine di concreto realismo ad una soglia di leggero surrealismo, per trovare infine rappresentata la propria virtualità.
Le linee nette e marcate dei volti e dei corpi si sciolgono ora in macchie e colature che, intrecciandosi, vanno a confluire in danza spaziale di istintiva poesia. Le forme, prima statiche nel loro attaccamento al reale e più concretamente alla terra, appaiono adesso prive di peso di materica consistenza in una esaltazione dell'altra faccia del reale, ovvero della sua dimensione onirica, simbolica e spirituale.
Da questa emancipazione della drammaticità della costruzione corporea, le figure dell’artista si aprono oggi ad una nuova fedeltà comunicata con una cromia più varia e vivace che diventa predominante nella realizzazione del dipinto all'interno del quale si effonde con studiata libertà.
I due momenti pittorici di Lo Cicero sono la chiave che apre la porta anche alla naturale propensione scultorea dell'artista.
È qui infatti che la soffusa drammaticità dei primi dipinti si unisce alla materializzazione e al simbolismo dei più recenti dando vita ad una attenta gestualità di tipo scultoreo che tende a rappresentare forme altamente espressive di evidente antropomorfismo.
Da: Presentazione Pittura in Monografia “Rapsodie dell’anima” per Antologica, “Palazzo Branciforte” - Palermo, marzo 2005

Essenzialità gestuale

Una ricerca ed una osservazione approfondita distinguono la scultura di Stefano Lo Cicero e mettono in risalto le perplessità e il travaglio di un Artista di fronte alle mutevolezze della vita. Le sue sculture si evidenziano in tematiche esoteriche che lasciano trasparire la volontà di voler forzare passioni e speranze.
Elementi figurali nella loro evoluzione di profili indefiniti che assumono varie espressioni e fisionomie metamorfizzanti, ruotano attorno ad un asse di genesi strutturale che ingloba le varie forme tendenti a trovare quello slancio di coesione caratterizzante e risolutiva, che esalta tutta la produzione dell’artista che opera un’accurata scelta del tipo di materia su cui esprimersi.
L’impostazione parte da presupposti figurali con immagini che vengono costruite nel rispetto della loro struttura ma in una maniera soggettiva che supera la dimensione anatomica, per divenire massa vivente che trasmette sapore di terra umorale profondamente stimolante, composizioni che nascono da una lucida analisi interiore che si evidenzia in un rigoglìo di sensazioni, suggestioni ed emozioni.
Scultura spesso affidata all’istinto per cui gli elementi compositi divengono forme avvolgenti che sembra vogliano uscire dalla materia per entrare nella spazialità di quell’immaginario che li ha generati. Stefano Lo Cicero opera in un contesto tale da recuperare i veti delle avanguardie storiche e quindi ogni manipolazione, e la scelta distrutture espressive che vogliono congiungersi con la cultura attuale.
L'infinita energia dinamica e lirica della vita viene infatti trasformata dall'atto scultoreo dell'artista nella sciolta volumetria che si manifesta a tutto tondo nelle sue realizzazioni, infondendo alla materia vitalità spaziale e poetica.
Analizzando queste forme e la loro sostanzialità, nei giochi delle sollecitazioni e negli impegni, ritroviamo risonanza suggestiva nella mente, frammenti “baudelairiani” che eccitano la nostra sensibilità.
L'ammassamento e il compattamento delle figure esclude ogni lettura realistica, nonostante la delineazione dei volti, nonostante la sicurezza dei tratti che li rappresentano, generando così la componente simbolica della più recente produzione artistica di Stefano Lo Cicero.
Il tessuto si drappeggia secondo intenzioni e spinte che fluttuano sul fondo di esperienza di vita, sul fondo di architetture che danno il senso di una memoria costruttiva che articola ed elabora i suoi materiali secondo schemi e strutture soggetti ad intenzioni d’arte, magicamente atteggiate, sulla scorta di linee, simmetrie e giochi d’equilibrio, arricchite dalle risposte che l’Artista ha dato ai problemi di linguaggio che lo tengono impegnato.
La produzione scultorea di Lo Cicero si presenta così come formidabile “summa” di tutta una riflessione artistica per cui l'autore, movendo dagli spunti offerti dal contingente, affronta l'immediata problematicità del giungere, pervenendo, in un secondo momento, ad una trattazione diversa ma tuttavia complementare della stessa tematica, ovvero il lato spirituale del reale e dell'umano in particolare; una riflessione – quella sulla sintesi di mondo visibile, mondo invisibile, corpo, anima, apparire, essere – che ha sempre interessato l'uomo e con la quale solo i grandi artisti sono riusciti a confrontarsi e tra questi Stefano Lo Cicero.
Da: Presentazione Scultura in Monografia “Rapsodie dell’anima” per Antologica, “Palazzo Branciforte” - Palermo, marzo 2005